Disegnato a mano in migliaia e migliaia di tavole, con una tavolozza di colori originale che lo contraddistingue da tutti gli altri, Ergo Proxy è ormai un classico moderno dell’anime giapponese, un pò come lo fu Ghost in the Shell negli anni novanta.
In un futuro post-apocalittico, il genere umano, vive nelle città-cupola dopo aver distrutto l’atmosfera terrestre diffondendo nell’aria un infezione letale. all’interno delle cupole tutto è controllato: dalle nascite limitate fino all’uso di androidi chiamati autoreiv (da “auto-slavery”), fino a quando la diffusione del virus cogito colpisce gli autoreiv, permettendo loro di acquisire consapevolezza e capacità di provare emozioni.
Gli anime giapponesi sono un fenomeno dal duplice aspetto: o li si ama alla follia o altrettanto li si odia.
Parlando a chi frequenta questo mondo, recensire Ergo Proxy è totalmente inutile, perchè è uno dei capolavori anime riconosciuto da tutti (come lo sono in filmografia titoli come Blade Runner, Alien, Shining, ecc...).
Per chi è intenzionato ad entrarci, in questo mondo, diciamolo vi offriamo il prodotto migliore ma anche il più difficile. La difficoltà nel vedere questi 23 episodi risiede in tanti fattori diversi e concomitanti: nella storia che viene raccontata (i primi episodi sono talmente criptici che si ha quasi subito la voglia di smettere di guardarlo), nel modo in cui è montato, nei colori virati verso un bianco e nero sporco (come se ci fosse la polvere del tempo a coprire la pellicola), nei discorsi filosofici volutamente eccessivi (o forse no?!), e molto altro ancora.
Eppure tutte queste criticità saranno quello che ve lo faranno amare tanto da volerlo anche rivedere, rivedere e rivedere… con la scusa di trovargli un senso o solo perché non avete colto un dialogo.