Bilbao, Guggenheim morfologia di una città

I Bilbainos alla fine degli anni ‘90 chiamavano la loro città: The botxo (il buco). Metafora per una città brutta, industrializzata, soffocata dalle acciaierie e dal porto fluviale. Oggi è una delle città più visitate grazie ad una forte riqualificazione urbana e sociale.

All’inizio degli anni ‘90 tramite una pianificazione visionaria e con la nascita, per volontà delle istituzioni, dell’Associazione Bilbao Metropoli 30 e della Società pubblica Bilbao Ria 2000, Bilbao si è completamente reinventata, avviando un programma di riqualificazione che seguiva un preciso disegno strategico urbano: Il recupero totale dell’area industriale dismessa lungo il fiume Nerviòn.

Quest’arteria fluviale, un tempo necessaria per la produzione industriale con l’uso delle barche che trasportavano i materiali grezzi e poi riportavano indietro i prodotti finiti, è stata totalmente recuperata, bonificata ed è diventata la spina centrale della Bilbao moderna. Intervento lungimirante che ha creato un nuovo tessuto urbanistico e sociale, realizzando spazi comunitari e ricreativi, puntando alla qualità degli interventi e alla creazione di un’efficiente rete di trasporto pubblico.


Ma il vero cardine della rinascita economica e culturale della città è stata la realizzazione e l’apertura, nel 1997 del Museo Guggenheim, chiamato dai Bilbainos, El Goog.
Il Guggenheim è nato grazie all’accordo tra gli enti amministrativi locali e la grande istituzione artistica privata: la Solomon R. Guggenheim Foundation.

L’edificio del Guggenheim, progettato dall’architetto canadese Frank O. Ghery, è un segno forte e dirompente che si inserisce tra la città e il fiume. Proprio visto dal Nerviòn, sembra avere la forma di una nave, rendendo omaggio alla città portuale nella quale si trova. I pannelli di titanio del quale è rivestito assomigliano alle squame di un pesce, e sono il marchio di fabbrica di Gehry.

Visto dall’alto l’edificio mostra invece la forma di un fiore con i petali aperti. Le sue geometrie curve, le prospettive sbilenche, le superfici apparentemente non finite, chiudono in maniera spettacolare le principali visuali della città.

L’ingresso dell’edificio si trova a conclusione di una delle strade principali della città, che, in diagonale, collega il centro urbano al museo. La struttura interna dell’edificio si sviluppa su tre livelli e il fulcro compositivo dello spazio interno dell’intero edificio è l’atrio, di 650 m2, e di 50 metri di altezza, dal quale prendono luce i tre piani che vi si affacciano.

Oltre a Gehry altri artisti hanno dato il loro contributo ad impreziosire questa zona di recupero della città. Tra le sponde del fiume e l’atrio principale c’è il Maman di Louise Bourgeois, una spettacolare scultura in bronzo e acciaio che rappresenta il rapporto madre-figlio sotto forma di un enorme ragno gigante. Accanto si trova riflessa nello specchio d’acqua un’installazione di Fuyiko Nakaya, che porta il nome di Fog Sculpture #08025. Dalla parte opposta al fiume c’è l’ingresso dalla città vecchia in cui troneggia il Puppy di Jeff Koons, la scultura alta 12 mt che rappresenta un cane fatto con migliaia di begonie, diventato anch’esso un simbolo del Guggenheim e di Bilbao.

 
Torna al Diario di Sopravvivenza

Parliamo di

Design, architettura, arte, grafica, letteratura, musica, cinema, serie tv, ambiente, nuove tecnologie e tendenze comunicative. 

Ultimi articoli

Noi vediamo

Sempre qualcosa di un pò fuori dagli schemi, inevitabilmente meno commerciale ma incredibilmente interessante.

Iscriviti per scaricare la tua copia gratuita della rivista

Torna al Diario di Sopravvivenza