La terapia

Un brillante psichiatra, una figlia scomparsa, la pazzia e l’internamento in manicomio. La Terapia è un libro che non concede la facoltà di lasciarlo fino alla fine della storia stessa, incollando il lettore ad un’ansiosa curiosità dovuta ad un meccanismo di scrittura collaudato ed efficace. Lo scrittore tedesco ha dalla sua la fantasia, una buona dose di crudeltà e il giusto cinismo con cui scrivere storie reali ed inquietanti.

Viktor Larenz è uno psichiatra di Berlino, brillante, ricco e soprattutto celebre grazie alle sue frequenti apparizioni televisive. la 
sua vita viene sconvolta dalla sparizione della figlia durante una visita nello studio del dottore che l’ha in cura. Inizia così la ricerca disperata della figlia che comporterà la perdita del lavoro e del suo matrimonio. Anni dopo viene avvicinato da una scrittrice di libri per bambini che sostiene, che i personaggi da lei creati possono diventare reali. Uno di questi somiglia proprio a sua figlia e forse ha la risposta alle sue domande. Ma chi è davvero questa scrittrice che si presenta con una bambina che ha gli stessi sintomi di sua figlia?

La terapia è un susseguirsi di presenze inquietanti che danno corpo ad una storia affascinante ed allucinante allo stesso tempo. Lo scrittore tedesco ha uno stile immediato e corposo che incolla il lettore fino alla fine del capitolo, lasciandogli la voglia di proseguire con il nuovo. Sin dalle prime pagine si viene rapiti talmente tanto dalla storia che si entra in un circolo vizioso, in cui interrompere la lettura equivarrebbe ad interrompere il viaggio del protagonista, alla ricerca della verità. Il racconto si snoda tra colpi di scena, allusioni e depistaggi, che tendono a nascondere quella realtà che sembra sempre a portata di mano, ma che l’autore come in un gioco di specchi rimescola fino al capitolo finale.

La terapia appartiene al filone letterario del thriller psicologico, ma relegarlo solo in quel contesto è realmente riduttivo. Sebastian Fitzek, ha pubblicato altri libri e vi assicuriamo che ognuno di essi, potrebbe essere recensito tranquillamente in questa rubrica finale dell’Almanacco.

Bello e destabilizzante

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